Ma come dev’essere il sistema informativo di Babbo Natale?

A Natale siamo tutti più buoni. Non è però facile mantenere il sorriso quando il capo – o il manager di turno, oppure il cliente – arriva davanti alla scrivania per domandare qualcosa di praticamente impossibile. Di fronte a delle richieste audaci o del tutto irricevibili, viene da chiedersi “mi avranno preso per Babbo Natale?”. Perché lui compie davvero l’impossibile, consegnando in 24 ore i regali a 500 milioni di bambini sparsi per tutto il mondo, coprendo in totale una distanza che si avvicina a 196 milioni di chilometri. La British Royal Mail, per dire, non ne consegna tanti nemmeno in un anno; la stessa Amazon si “limita” a spedire 600 milioni di pacchi in 12 mesi.

Forse potremmo davvero imparare qualcosa da quel vecchio e gioviale imprenditore lappone. Si guarda sempre ai migliori, no? In effetti, avendo a disposizione tutti i suoi strumenti, renne incluse, sarebbe possibile rispondere anche agli incarichi più esagerati. Tante aziende farebbero carte false per poter mettere le mani sul suo software di logistica, e soprattutto sul programma di gestione delle flotte, che come minimo può contare un sistema di tracciamento GPS delle slitte. E di certo Rudolf, Cometa, Fulmine e le altre renne non risentono del caro carburanti: finché ci saranno licheni, muschio e erba, continueranno a galoppare nei cieli, più sostenibili di una Tesla.

Quindi bastano le renne con il pieno di muschio e una buona soluzione di logistica, e la consegna è fatta. Ma nessuno pensa mai ai passaggi precedenti: come gestire lo stoccaggio di milioni di regali? In Lapponia, con 6 abitanti per chilometro quadrato, di certo lo spazio per i magazzini non manca; il problema vero è piuttosto costituito dall’organizzazione e dal prelievo della merce, ostacolo che Babbo Natale ha superato con un Warehouse Management System da far impallidire AliExpress. I suoi immensi magazzini sono coperti da una velocissima rete Wi-Fi -7 (con access point che, ovviamente, resistono a temperature estreme) che permette agli elfi, per mezzo di un device portatile con lettore di codici a barre, di avere sempre l’esatta posizione di ogni singolo prodotto, peraltro già stoccato in precedenza nel perfetto ordine di consegna: prima i regali per l’atollo di Kiritimati, poi quelli per la Nuova Zelanda, per la Nuova Caledonia, per Vladivostok, e via dicendo.

Il gift management

Ovviamente i regali non si producono da soli: gli elfi, quando si parla di balocchi, hanno una fantasia che noi umani possiamo solo sognare. Tutto parte dall’ufficio progettazione, con programmi per la progettazione CAD, per il rendering e per l’analisi materiali che girano su muscolosissime macchine, con dischi rigidi SSD ultraveloci e GPU dedicate alla lavorazione 3D: da queste avanzate workstation (dotate di schermi con refresh rate a 1400 KHz, frequenza apprezzabile solo dai potenti occhi elfici) escono disegni dall’inconfondibile design scandinavo, che danno vita prima a prototipi realizzati con veloci stampanti 3D, e poi a giochi confezionati con il più pregiato abete del nord.

E di sicuro questi preziosi progetti, così come il grandissimo database con tutti i dati personali dei bambini, non possono restare incustoditi:

Babbo Natale e i suoi fidi elfi sanno benissimo che ogni anno il perfido hacker Grinch pianifica nuovi attacchi informatici per guastare la festa.

Fino a non molto tempo fa, l’unica difesa messa in campo era rappresentata da un elfo incaricato di bloccare i pc dei colleghi (combinazione da tastiera: ELF + L) quanto questi si assentavano distrattamente dalla postazione. Oggi le cose sono diverse, con i securelf del SOC di Babbo Natale costantemente al lavoro per garantire una cybersecurity di alto livello, potendo contare peraltro su un protettissimo private cloud datacenter RATE 4 dedicato al SIEM, ai backup e alle repliche, dove possono entrare solamente i securelf addetti ai lavori, mediante un lettore di retina. Il tutto a facilitare di parecchio il lavoro della NSA (Natale Security Agency) invidiatissima dalla Befana, che vivendo sull’Appennino Tosco Emiliano è decisamente fuori giurisdizione.

Il reparto ER (Elfic Resources)

Per rispondere in modo efficace al picco di lavoro e di dati che conosce a dicembre di tutti gli anni, Babbo Natale ha imparato a sfruttare il cloud, che come è noto è Pay Per Use: basta pagare per un mese all’anno, senza acquistare ulteriori e costose macchine. Anche perché per il resto dell’anno il lavoro è più rilassato, con gran parte degli elfi impiegata con contratto stagionale, gestito serenamente dal reparto ER (Elfic Resources – Risorse Elfiche) per mezzo di un software per la gestione del personale di ultima generazione, il quale garantisce una pianificazione automatica dei turni in risposta ai picchi di lavoro e alle competenze richieste. Sì, perché ogni elfo ha ovviamente una specializzazione diversa, e dal 2020 in tanti – soprattutto del reparto grafico – hanno preferito lavorare in smart working parziale.

A ridurre in modo significativo i costi di gestione della Babbo Natale SpR (Società per Regali), va detto, c’è l’azzeramento della politica dei resi: chiedere il cambio del dono ricevuto è impossibile, poggiando l’intera selezione dei regali su un intricatissimo sistema di intelligenza artificiale e machine learning che, in base alla bontà mostrata dai bambini durante l’anno, soddisfa o meno le richieste contenute nelle letterine. Le quali, bisogna sottolinearlo, continuano a essere lette una per una da Babbo Natale in persona, davanti all’assemblea degli elfi che inseriscono gli ordini nel sistema: potrebbe proprio essere questo il punto dolente dell’intero sistema lappone, ma del resto è lo stesso Babbo a essere riluttante davanti all’idea di sostituire gli ordini cartacei con dei più moderni form di compilazione online per i bimbi.

Resta qualche dubbio, a questo proposito, sull’effettivo rispetto degli standard GDPR da parte degli elfi.

Babbo Natale controllando il networking della propria infrastruttura

Ti sembra che manchi qualcosa?